Convegno Roma 2005
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari - Direzione Generale per i Beni
Librari e gli Istituti Culturali
COMITATO NAZIONALE
RENASCENTES ARTES
AENEA SILVIO PICCOLOMINI PIO
SECUNDO PONTIFICE
LA LIBRERIA PICCOLOMINI ATTRAVERSO LE INCISIONI
Una rilettura contemporanea
a cura di Arianna Antoniutti
Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro -
Roma
29 settembre –1 ottobre 2005
Accademia Raffaello di Urbino
14-29 ottobre
l’Istituto Svizzero di Roma
4-11 novembre
A Siena nel 1492, per volontà del cardinale Francesco
Todeschini Piccolomini, futuro Pio III, ebbero inizio i lavori di costruzione
di un’aula rettangolare annessa al Duomo, in corrispondenza della sua
navata sinistra ed in sostituzione dell’antica canonica. La Libreria
Piccolomini era destinata ad ospitare, secondo le intenzioni del committente,
i preziosi codici miniati posseduti da Pio II che, durante il proprio pontificato,
aveva fatto giungere a Roma numerosi copisti e miniaturisti componendo, secondo
le parole di Ruysschaert «une collection personnelle de manuscrits».
In considerazione del pregio dei volumi che la Libreria avrebbe ospitato, il
Todeschini Piccolomini, nipote di Pio II, volle il compimento di un’opera
pregevole, sia architettonicamente sia per decorazione pittorica; terminato
l’edificio, ne affidò l’esecuzione ad affresco al Pinturicchio,
ben noto per talento esecutivo ed estro della composizione.
Le dieci «istorie» della Libreria illustrano, seguendo la maniera
dell’artista umbro, dall’eleganza formale prossima alla decorazione
miniata, altrettanti episodi della vita del pontefice Piccolomini. Divisa concettualmente
in due momenti, l’uno antecedente, l’altro successivo alla sua
elezione al soglio di Pietro, l’esistenza di Pio II volutamente suggerisce,
nella sua perfetta dicotomia, l’equilibrio fra il dotto umanista e il
solenne pontefice.
Utilizzando l’incisione, sempre meno frequentata e indagata dall’esperienza
artistica contemporanea, gli affreschi del Pinturicchio sono ora riproposti
nell’esposizione La Libreria Piccolomini attraverso le incisioni.
Dieci artisti hanno piegato la propria tecnica in varie declinazioni esecutive:
acquaforte, acquatinta, puntasecca, bulino, ceramolle.
Ai dieci episodi della biografia piccolominea si è desiderato aggiungere
tre incisioni che, idealmente aprono e delimitano l’esposizione. Al volto
di Pio II, esemplificato su di un busto marmoreo conservato presso i Musei
Vaticani, si oppone in chiusura l’effige di Pio III, raffigurato cardinale,
al tempo della committenza della Libreria, e successivamente pontefice, come
fu brevemente, per appena ventisette giorni, nel 1503.
Nella sua mutevole varietà di stilemi e metodologie, la serie di incisioni
dall’ispirazione pinturicchiesca origina un moderno ciclo celebrativo,
non unitario ed omogeneo come era lo spirito dell’originale, ma volutamente
frammentato e diseguale, frantumando e rielaborando, attraverso un inquieto
sguardo contemporaneo, l’immota «perfectione» rinascimentale.
La mostra sarà successivamente ospitata presso l’Accademia Raffaello
di Urbino (14-29 ottobre) e presso l’Istituto Svizzero di Roma (4-11
novembre)
Continuità umanistica della «Traditio
Ecclesiae».
Incisioni contemporanee chiosano affreschi di Pinturicchio
Mimesi della mimesi. Un’affermazione platonica a discredito
dell’arte figurativa che parrebbe congrua per definire una mostra di
incisioni contemporanee volta a rifigurare il contenuto degli affreschi realizzati
da Pinturicchio per la Libreria Piccolomini. Ma al concetto di imitazione va
coniugato quello di interpretazione. Rinnovate intuizioni estetiche ripropongono
allora l’antico ardore culturale che dagli studia humanitatis condusse
alla rinascenza italiana. Per quanto il neoplatonismo potesse entusiasmare
gli umanisti, il realismo aveva ormai fatto breccia, così che si produssero
manufatti di profonda ispirazione cristiana e di originali forme artistiche.
La rivisitazione con il linguaggio contemporaneo degli esordi rinascimentali,
prendendo ad esemplare la Libreria Piccolomini, permette di correlare il presente
al passato nel convincimento che historia magistra vitae e che Ecclesia semper
reformanda. Artefici e artifici diventano, dunque, segno eloquente del genio
umano e della bellezza artistica in termini di estetica teologica e di antropologia
cristiana. Emerge un’opera di trasfigurazione che espone i fasti di una
natura ricreata dal genio artistico e dalla grazia spirituale, oltre che dalla
missione ecclesiale e dalla santità personale. Attraverso le res gestae
del mecenatismo pontificio s’evidenzia il progressivo compiersi dell’eventum
salutis. Come l’utopia rinascimentale della renovatio Urbis et orbis
trova preludio nell’umanesimo cristiano di Pio II, così l’utopia
contemporanea del superamento postmoderno è propugnata dal ministero
petrino.
Pontefice preclaro, Pio II scruta le rationes seminales della sapienza classica
attraverso la «cultura del libro», così da unire studi approfonditi
ad erudite riflessioni. La sua epopea di umanista e di pontefice è egregiamente
raccontata dal Pinturicchio negli affreschi della Libreria Piccolomini. Dovuta
alla committenza del Cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, futuro Pio
III, la Libreria costituisce un manifesto della cultura rinascimentale in ordine
alla visione della storia, alla missione della Chiesa, al senso della cultura,
alla natura della biblioteca, alla finalità del libro.
Già nel medioevo e successivamente nel rinascimento, le biblioteche
ecclesiastiche assumono un’aura sacrale che viene confermata dall’attuale
magistero. Esse, infatti, «non sono il tempio di uno sterile sapere,
ma il luogo privilegiato della vera sapienza che narra la storia dell’uomo,
gloria del Dio vivente, attraverso la fatica di quanti hanno cercato nei frammenti
del creato e nell’intimo degli animi l’impronta della divina sostanza».1
Il ciclo iconografico della Libreria Piccolomini non è riducibile ad
encomiasmo e tanto meno a decorazione. Presenta, sia il valore della biblioteca,
sia quello del libro. La biblioteca è luogo di sintesi, in cui si mostra
che il mondo è conoscibile dall’uomo e che la rivelazione è offerta
all’uomo. Il libro è frutto dell’investigazione per approdare
alla sapienza, disapprovando l’idolatria. Sapienza che va conservata
e donata all’insegna della «prudenza»: virtù di primaria
importanza nella visione tomista, assai influente sulla mens ecclesiale.
Carlo Chenis
Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
La Libreria Piccolomini attraverso le incisioni
Nel 1771 gli affreschi della Libreria Piccolomini furono rielaborati
dall’incisore Raimondo Faucci attraverso una serie di dieci acqueforti
ritoccate a bulino, la cui l’iscrizione sul margine inferiore del basamento,
attestante Raffaello come inventor della scena, manifesta il perdurare della
testimonianza vasariana. Ancora una volta utilizzando l’incisione, sempre
meno frequentata e indagata dall’esperienza artistica contemporanea,
gli affreschi del Pinturicchio sono ora riproposti nell’esposizione La
Libreria Piccolomini attraverso le incisioni. Dieci artisti hanno piegato la
propria tecnica in varie declinazioni esecutive: acquaforte, acquatinta, puntasecca,
bulino, ceramolle. Ampi spazi sono stati concessi alla rielaborazione: alcuni
fra gli incisori hanno scelto di rappresentare, con puntuale perizia, la ricchezza
architettonica e la decorazione sovrabbondante della Libreria, specie nella
minuzia delle grottesche; altri hanno accostato al puro rifacimento un maggiore
margine inventivo, isolando e ricreando dell’affresco un singolo frammento,
oppure donando alla scena elementi desunti dalla propria poetica personale.
L’inconsueta rilettura del Cinquecento pittorico permette un’estesa
selezione di tecniche calcografiche, ciascuna con le proprie nette caratteristiche
ed i propri esiti, specifici e ben definiti. Al segno dell’acquaforte,
le cui campiture nette sono spesso sfumate dall’acquatinta, si contrappone
la ceramolle, dagli effetti chiaroscurali simili al tratto del carboncino.
La durezza del bulino è accostata alla duttilità della puntasecca,
le cui barbe, schiacciate dalla pressa, consentono l’ottenimento di una
gamma di sfumature dalla singolare resa pittorica. Ed ancora la xilografia,
unico metodo non calcografico fra quelli qui proposti, offre una nitida contrapposizione
di pieni e vuoti, di luce e oscurità, con consistenti effetti di pathos.
Ai dieci episodi della biografia piccolominea si è desiderato aggiungere
tre incisioni che, idealmente aprono e delimitano l’esposizione. Al volto
di Pio II, esemplificato su di un busto marmoreo conservato presso i Musei
Vaticani, si oppone in chiusura l’effige di Pio III, raffigurato cardinale,
al tempo della committenza della Libreria, e successivamente pontefice, come
fu brevemente, per appena ventisette giorni, nel 1503.
Nella sua mutevole varietà di stilemi e metodologie, la serie di incisioni
dall’ispirazione pinturicchiesca origina un moderno ciclo celebrativo,
non unitario ed omogeneo come era lo spirito dell’originale, ma volutamente
frammentato e diseguale, frantumando e rielaborando, attraverso un inquieto
sguardo contemporaneo, l’immota «perfectione» rinascimentale.
Arianna Antoniutti